02 dicembre 2006

Può la politica promuovere le donne?

Può la politica promuovere le donne?
Il caso delle nomine pubbliche : dove sono le donne?

Francesca Zajczyk

Lo sappiamo tutti: le donne studiano ormai più degli uomini; sono più brave e più veloci. In altre parole, sono sempre più qualificate e competenti.
I risultati di questo trend, anche se insoddisfacenti, purtuttavia mostrano alcuni elementi positivi nella presenza femminile nel mercato del lavoro lombardo e ancor più della provincia e della città di Milano
Ma a questa crescita, qualitativa e quantitativa, delle donne registrata nel contesto economico non corrisponde un simile progresso nel contesto sociale e, soprattutto, in quello politico- amministrativo. Per esempio, quante sono le donne appena elette nel consiglio comunale di Milano lo sappiamo: 6 su 60 (4 all’opposizione e 2 nella maggioranza).
Ma esiste un altro ambito molto importante nel quale verificare la presenza delle donne: è quello delle nomine pubbliche negli organi di direzione, gestione e controllo in enti che fanno capo a Regione, Provincia e Comune.
Si tratta di un mondo pressoché inesplorato, oggetto più di interesse giornalistico e politico, che scientifico: d’altra parte, le informazioni, pur essendo formalmente pubbliche, nella realtà, sono assai difficili da ottenere e anche quand’anche se ne reperisce la fonte, le informazioni ivi contenute sono per lo più minime e di non semplice interpretazione - rispetto soprattutto al quadro normativo che regolamenta le competenze dei diversi enti locali che hanno diritto ad effettuare le nomine.
Tuttavia, proprio per questi limiti e anzi, nonostante questi limiti, ci sembrano particolarmente interessanti i risultati che sintetizziamo in questo breve documento relativi ad una analisi di genere delle nomine effettuate dalla Regione Lombardia, dalla Provincia di Milano e dal Comune di Milano* .

Partiamo dal dato quantitativo.
Comune di Milano :33 donne su 244 nomine tot. = D 13.5% U 86.5%
Provincia di Milano :38 donne su 184 nomine tot. = D 20.7% U 79.3%
Regione Lombardia:60 donne su 564 nomine tot. = D 10.6% U 89.4%

Si tratta evidentemente di percentuali che rispecchiano ‘tristemente’ quella delle assemblee elettive” con una persistente e generalizzata forte asimmetria della presenza di genere sul complesso degli incarichi attribuiti da questi Enti.
La cosa, fra l’altro, stupisce ancor più se si considera che la situazione più negativa si riscontra proprio in ambito regionale, nonostante la legge regionale n. 14/95 preveda esplicitamente all’articolo 1 il principio di parità secondo il quale le modalità di nomine e designazioni sono atte a garantire il riequilibrio della presenza di uomini e donne negli enti, aziende ed organismi compresi nella legge in esame.
Ma quanto sia ancora lontana una condizione di maggiore equilibrio di genere, si evince anche da altri aspetti. In generale, per esempio, a carico delle donne permane in misura abbastanza netta una sorta di segregazione tematica: delle poche donne presenti, infatti, circa la metà è distribuita negli Organi di revisione e di controllo, ovvero in organi tecnici, professionali; una quota intorno al 30% è nominata in Comitati e Commissioni e, quindi, assai poche rimangono quelle presenti negli organismi di gestione (consigli di amministrazione).
Questo è esattamente il quadro che emerge dall’analisi dell’attuale situazione delle nomine del Comune di Milano: il 48,5% della presenza femminile si ritrova nei collegi dei Revisori e nei collegi sindacali. Ma c’è di più: le troviamo soprattutto negli enti con competenze in materie “femminili”. Per intenderci, in quegli enti di cui è normale che si occupino le donne: e infatti delle 10 donne nei cda milanesi ben la metà operano in case di riposo e fondazioni assistenziali o, tuttalpiù enti culturali. E’ certo, inoltre, che le donne non vengono nominate in ruoli cui sono riconosciuti gettoni di presenza: questi, in alcuni casi davvero consistenti, spettano esclusivamente agli uomini.
Insomma, sembrerebbe dunque emergere una tendenza che vede le donne elette in Organi il cui accesso prevede elevata scolarità e professionalità certificata dall’appartenenza agli Ordini (fra l’altro l’unica presidente risulta essere presidente proprio di un collegio sindacale), mentre sono complessivamente meno rappresentate negli Organi gestionali dove l’incarico può risultare più discrezionale.
D’altra parte, oltre ai diversi criteri di eleggibilità previste dalle leggi, le nomine devono (o dovrebbero) generalmente rispecchiare criteri di corrispondenza tecnica e professionale. Tuttavia, proprio perché effettuate dalla componente politica delle diverse Amministrazioni, esse rispondono anche a criteri di affidabilità (oltre che di appartenenza o vicinanza) politica. Anche in questo caso, dunque, potrebbero sussistere - almeno in linea teorica - quegli elementi di criticità nella presenza femminile spesso segnalati per il contesto più generale.
In definitiva, se è nota la distanza che l’appartenenza di genere determina nel peso e nel ruolo degli eletti, è evidente il riprodursi, anche nel caso delle nomine, di quelle dinamiche di esclusione che impediscono alle donne l’esercizio della politica.
A questo punto, però, una domanda viene naturale dal momento che si stanno definendo le prime nomine pubbliche dell’era Moratti: saprà Letizia Moratti, primo sindaco donna a Milano, valutare davvero la competenza e la qualità delle candidature smarcandosi dalle nomine politiche che fino ad oggi hanno premiato esclusivamente gli uomini?


*Per una puntuale lettura di genere delle nomine regionali e provinciali, nonché delle fonti di riferimento, si rimanda a: Zajczyk F., Analisi della presenza delle donne negli enti derivati o enti di secondo e terzo livello in Lombardia, Università Milano Bicocca-Consiglio Regione Lombardia, dicembre 2004.
Per l’analisi delle nomine del Comune di Milano si rimanda al sito del comune

NOMINE PUBBLICHE IN COMUNE: SEMPRE E SOLO UOMINI?

Gruppo Consiliare L’Ulivo

COMUNICATO STAMPA

Milano, 29 Novembre 2006

ZAJCZYK: NOMINE PUBBLICHE IN COMUNE: SEMPRE E SOLO UOMINI?

Giorni di fibrillazione in Comune e in città per le prime nomine pubbliche dell’era Moratti. Oggi si annunciano i nomi e subito scoppiano le polemiche: ancora un ripescaggio di personaggi che gli elettori Milanesi non avevano ritenuti idonei per le cariche pubbliche.

Ma non solo. In uno studio effettuato proprio sulle nomine pubbliche degli enti locali, Francesca Zajczyk, consigliera dell’Ulivo e ordinario di sociologia alla Bicocca, osserva che nulla cambia: solo e sempre uomini. È ancora possibile che in questa città le donne continuino a essere invisibili? Eppure tutte le statistiche dicono che sono sempre più brave e qualificate.

Il gioco delle nomine però è solo all’inizio – dice Zajczyk. Possiamo sperare che Letizia Moratti, primo sindaco donna a Milano, riuscirà a valutare davvero la competenza e la professionalità delle candidature, smarcandosi dalle nomine politiche che fino ad oggi hanno premiato esclusivamente gli uomini?”